Perché è privilegiato il gruppo?
Perché nel gruppo è più facile affrontare temi che non tutte avrebbero il coraggio di affrontare da sole.
Perché nel gruppo chi tace, assorbe ugualmente le emozioni e i vissuti suscitati da chi invece parla.
Vissuti ed emozioni che molto in fretta, per il clima di affiliazione prima, (donna operata e psicologa) e affraternamento poi, (tutto il gruppo) circolano liberamente.
Nel gruppo nessuna si scopre diversa o migliore o peggiore di altre, impara che esporre parti anche molto profonde di sé, èpossibile, senza ferire o esserne ferita.
Impara a sentirsi libera nella condivisione come anche nella non condivisione, ad affrontare meglio la realtà esterna.
Si forma uno scambio affettivo intenso e sincero e alla fine, in ogni caso, la struttura della personalità di ognuna ne esce rinforzata.
Prendono gradualmente il coraggio di vivere la propria esistenza senza temere di mostrarsi diverse da quello che sentono cominciare ad essere.
È questo un lavoro di sostegno psicologico in un momento unico di una esperienza personale di malattia nel quale si osservano mutamenti e prese di coscienza a volte straordinari.
Un sostegno che mira a promuovere una maggiore consapevolezza di sé e di come raggiungere il proprio benessere, attraverso l'elaborazione degli aspetti più dolorosi di questo momento; aspetti che spesso si svincolano dalla paura della malattia e della morte e che invece si scoprono riguardare reali difficoltà di vita.
L'obiettivo dei gruppi è quello di aiutare a ricostruire un progetto di vita, indipendentemente dal tempo che ognuno vivrà.
Questo processo è favorito dalla presenza, nella conduzione, di una donna a sua volta operata di cancro al seno, il cui ruolo è quello di fornire un modello identificatorio, di alleanza, di rappresentare il capitale buono a cui attingere, stimolando la riscoperta delle risorse interiori di ognuna.
Il ruolo dello psicologo è quello di consentire al gruppo di riflettere attraverso la storia di ognuna, sui significati dei comportamenti, delle emozioni che bloccano le energie, sui loro bisogni, in modo da condurre ciascuna a trovare o a ritrovare la motivazione e la speranza per poter decidere di vivere al meglio delle proprie possibilità.
La parola speranza può far molto riflettere.
Può sembrare qualcosa di enorme, quasi mistico, legata a chissà quale personale simbologia.
Ma può anche essere quella di trovare uno stimolo qualsiasi, anche piccolo, che aiuti a smettere di guardare indietro, commiserandosi, ma a guardare al presente, uscendo dal buio della rassegnazione per trovare una luce, quella parte di sé che vuole farcela, vivendo indipendentemente da ciò che è successo 0 potrà succedere, dandosi un po' di pace.
Quando la dimensione del futuro, la garanzia del dopo, non è più certa, può accadere che ciò che non ha importanza venga ridimensionato per dare spazio a ciò che effettivamente ne ha e a una necessità di fare chiarezza dentro di sé e nelle relazioni umane, anche a costo di dover rischiare.

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